Tramonto di maggio:
io con lei nella mia stanza
– echeggiano le musiche –
circondato dai miei dischi,
le mie bandiere, i miei sogni.
Ella sul mio letto,
io lontano e distante
ai piedi del letto
tra la ormai assente luce solare
e la penombra oscura;
la guardo dentro gli occhi
tralasciando l’interesse al suo seno,
resto distante e freddo.
Ha degli occhi bellissimi
che riflettono i miei denti sogghignanti;
il suo corpo è splendido
e non oso avvicinarmi,
son bloccato dalle sue mani
sui miei capelli.
Intanto il buio è padrone,
non vedo più nulla
son le sue mani che guidano le mie,
le chiudo per paura, mentre
le sue labbra sfiorano il mio mento;
lo stereo è acceso,
il volume è basso,
ma l’aiuto è grande, riesco
finalmente ad abbracciarla
sotto i visi distratti dei miei miti.
La sua pelle è liscia
e morbida al toccar delle labbra,
provo gusto nel lisciare
i suoi obliqui fianchi,
resto scosso all’odor
dei suoi neri capelli.
Il mio letto resta zitto e
immobile come invalido al movimento,
sorregge il peso dei nostri corpi
quasi nudi tra le bianche lenzuola,
ma non trarrà mai vantaggio da ciò.
Urto più volte con violenza
il capo al muro, con le sue
ludiche risa al seguito
e i miei rossori in volto;
intreccian sempre le sue mani
le mie, le stringe forte,
le fa sue e mi concede i suoi gioielli,
ma si oppone il mio rifiuto.
L’aria è fresca, un insano
profumo di rose
contrasta le sue fragranze occidue,
il mio naso è delicato
quando la stanza si riempie
del roseo odore;
si combinano con esso
le ombre e le luci inesistenti,
in total da crear
situazioni pseudoesotiche
e metaindoasiatiche.
Svanisce tutto:
un tonfo dalla strada,
ci distacca dal nostro
insolito daffare;
il tramonto è terminato,
son stanco di star con te,
voglio aria, esco fuori
è già alba.
Lorenzo Cusimano, Eterno Ideale, Casteldaccia (Italy), 1999-2002.
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