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Rosa di spine, catafratta forte
e impenetrabile, crine leonina
e pelle d’ambra profumata, donna
che fuma volgendo le spalle al muro.
Alta più del cielo, cirro irraggiungibile,
incontrollabile battito. Fossero
le lettere le mie armi più grandi
a te muoverei conquista, ma essendo
viltà e menzogna i miei più gravi danni
a te non ardisco d’avvicinarmi.
Se fosse la sicurezza a guidarmi
motto rivolgerei senza degnarmi,
ma il passato non lieto d’accennarti
un “salve” mi fa vieto per timore
che ‘l pregiudizio sia già per me triste
e l’errore irreparabile vizio.
Temendo cotanto il peggio, rinuncio
ad ogni belligeranza, restando
inerme e con arma spuntata e ferma,
soggiogato e piegato al tuo mirare,
umiliato e prostrato al tuo disio.

 

Lorenzo Cusimano, Debolezze, Casteldaccia (Italy), 2014.

 

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